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I 5 Paesi più razzisti del mondo.


Il razzismo è una tematica ben poco intaccata dallo scorrere del tempo: pare un problema sempre attuale, nonostante il passare degli anni. I media dipingono tale fenomeno sociale come una prerogativa del cosiddetto "uomo bianco": è opinione diffusa, infatti, che la discriminazione razziale sia sempre perpetrata dagli Stati occidentali ai danni delle popolazioni arabe, asiatiche o africane, per citare alcuni esempi. In realtà le statistiche dimostrano che gli Stati dell'Unione europea( salve eccezioni, come la Francia) sono coloro che tollerano maggiormente le minoranze straniere, contrariamente a ciò che avveniva in passato. L'Inghilterra, in particolare, si è dimostrata essere uno dei paesi più aperti verso le culture allogene. Potrebbe suscitare stupore sapere che in paesi come l'India, la Cina , il Giappone ed Hong Kong, l'intolleranza razziale è radicata da secoli: quest'ultimo, in particolare, risulta il paese più razzista secondo le statistiche.                
Mappa che mostra il livello di razzismo presente nei vari Paesi

                               
Per i cinesi e i giapponesi il razzismo è una vera e propria tradizione che si manifesta in vari modi nella quotidianità: per gli individui di origine africana è infatti estremamente difficile integrarsi all'interno della società cinese e la diffidenza di cui sono vittime, si ripercuote inevitabilmente in ambito lavorativo, al punto che alcuni imprenditori,  si rifiutano persino di assumere neri. I nipponici, invece, tendono a diffidare di qualsiasi straniero: la loro singolare storia di isolamento genetico e culturale ha determinato una vera e propria avversione da parte degli abitanti del Sol Levante, verso tutto ciò che non è giapponese. Una xenofobia che talvolta si trasforma in vero e proprio astio, specialmente nei confronti dei loro vicini coreani e cinesi (soprattutto a causa delle vicissitudini passate).                            .


Cartello posto all'ingresso di un ristorante nella città di Pechino che vieta l'ingresso a cani, giapponesi, filippini e vietnamiti 

 Gli indiani, oltre al loro esecrabile sistema di discriminazione basato sulle caste, distinguono la popolazione in due categorie: gli indiani del nord ( più simili agli europei come tratti somatici) e quelli del sud (i cosiddetti dravidi, caratterizzati da lineamenti simili agli aborigeni australiani e dalla pigmentazione scurissima): quest'ultimi, insieme agli africani, sono reputati la feccia della società.

Una donna appartenente all'etnia dravidica    







Non è necessario, tuttavia, spingersi fino al continente asiatico per documentare il razzismo degli altri popoli: basti pensare al trattamento riservato dai libici ai migranti di origine subsahariana o al modo in cui la gente di colore viene discriminata in  tutti i paesi islamici. In Marocco, infatti, pare sia assai difficile integrarsi all'interno del tessuto sociale per gli studenti trasferitisi nel Paese. Gli occidentali, quindi, non detengono il monopolio sull'intolleranza: un razzista è tale indipendentemente dal colore della pelle, non esiste disprezzo di serie A o di serie B.

di Alberto Pronzalino

Commenti

  1. il razzismo nella forma che conosciamo noi risale alla meta' dell'800, ma prende piede nei primi del '900. fino all'apoteosi nazista. Viviamo nel sistema economico capitalistico, un sistema che poggia le sua basi sulla divisione economica della societa': proprietari di capitali da una parte e venditori d forza lavoro dall'altra, ossia usando un termine tecnico: borghesi e salariati. Su questo non c'e'dubbio. Esistono quindi ( e' un dato storico peraltro) classi dominanti e classi dominate. Un tempo le classi dominanti usavano per lo piu'la forza per dominare, ma quando le classi subalterne superano di gran lunga in termini di potere le dominanti, a queste ultime necessita apportare delle divisioni interne alle classi inferiori. (nacque nell'antica Roma il dividi et impera). Ci siamo? arriviamo al razzismo, esso si diffonde perche'e' un perfetto strumento di divisione tra salariati. Bianchi e neri, nord e sud, cristiani e musulmani, juve e inter, alcolisti o drogati, etero o omo, rock o pop. ecc ecc. Queste contrapposioni inserite all'interno di una classe che oggi conta 2 miliardi e passa di umani, fa si che essi si dividano in gruppi minori in lotta tra loro. Cosi la (numericamente) modesta classe dominante li puo; controllare gruppo per gruppo. Senza dimenticare la piu'grande divisione: quella politica: tra sinistra e destra. Ciao.

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  2. Poi storicamente l' asia e'rimasta isolata dall'europa, da un secolo si e'agganciata al modernismo, cosi non ha vissuto l'illuminismo e il suo naturale svolgimento nel socialismo, da Hegel a Marx ( per sintesi), ma l'asia ha vissuto l'ascesa storica del razzismo. Per popoli isolati il razzismo puo'essere visto come strumento di argine ai cambiamenti, tuttavia rimane che alla base del razzismo vi e' la componente della societa'divisa in classi. I razzisti chiamano clandestino immigrato delinquente il nordafricano che arriva in europa, ma se costui arriva con il jet personale e si compra le azioni di alitalia lo chiamano benefattore, la differenza sta "solo" nella propprieta': uno e'padrone solo di trovare un lavoro per vivere, l'altro e'padrone di capitali. ecco la sorgente del razzismo.

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